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LA RESPONSABILITA’ NELLA SCELTA E NELLA CURA

La libertà di scelta in ambito di salute implica l’acquisizione di informazioni, che spesso risultano essere contrastanti e poco chiare.
In linea generale, conoscere un argomento, ci permette di poter operare una scelta che diventa ancora più importante se inerente alla cura della nostra salute.

Conoscere: “Apprendere coll’intelletto a prima giunta l’essere, la ragione, il vero delle cose; avere idea, notizia di checchessia , acquistata per mezzo dei sensi, dell’intelletto o della memoria”.
Sinonimi: comprendere, sapere, accorgersi, discernere.
Scegliere: “Separare la parte migliore di una cosa dalla peggiore, quindi eleggere ciò che par meglio”.

Una scelta, per essere adeguata, dovrebbe essere consapevole e non indotta da meccanismi automatici, attraverso l’utilizzo dei quali, perdiamo la capacità di selezionare cosa è più idoneo per noi in un preciso momento.
La medicina allopatica e la medicina alternativa presentano una radice comune che spesso viene omessa ed ignorata: il concetto di prevenzione.
Non è un caso che tra i sinonimi della parola “conoscere” ci sia “discernere”. Dovremmo infatti essere capaci di discernere tra un’informazione che viene veicolata al solo scopo commerciale, da ciò che in realtà potrebbe essere benefico per la nostra salute.

L’Oms delinea caratteristiche precise del concetto salute, dove troviamo uno “ stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia“.
Assistiamo quotidianamente a spot pubblicitari in cui viene veicolato il messaggio della “risoluzione immediata” dove il sintomo diventa un ostacolo che va messo a tacere il prima possibile. Antidolorifici e antinfiammatori, chimici o di origine naturale, rappresentano troppo spesso, le due categorie di rimedi, ai quali ci rivolgiamo per evitare di porci in ascolto di ciò che il nostro corpo sta cercando di dirci: mi riferisco a quei messaggi del corpo che si manifestano in tutte quelle condizioni di disequilibrio che precedono la comparsa del sintomo doloroso o della patologia infiammatoria.

Imparare a discernere nel contesto di un messaggio pubblicitario che un rimedio non rappresenta la panacea per tutti i nostri i mali, sarebbe già il primo passo in avanti verso una nuova consapevolezza.
La prevenzione, intesa come qualsiasi azione atta ad evitare il manifestarsi di uno squilibrio, viene ormai largamente pubblicizzata sia dalla medicina ufficiale che dalla medicina non convenzionale, ed è questo il messaggio che andrebbe estrapolato da qualsiasi fonte riceviamo informazioni riguardanti la salute.
Gli screening preventivi proposti dalla medicina allopatica sono diventati sempre più alla portata di tutti, proprio per favorire una campagna di sensibilizzazione verso il perseguimento di uno stile di vita sano e scevro da fattori di rischio ambientali e comportamentali.

La medicina olistica, si pone come obbiettivo principale, quello di mantenere in equilibrio l’intero sistema organico (dal greco “holos”, totale, globale), agendo sul terreno dell’individuo, fortificandolo e ripristinando in questo modo le naturali capacità di autoguarigione di cui l’organismo umano dispone.
Con una visione più ampia si può affermare che entrambe nascano con l’intento di favorire la salute.

Parlando di trattamento e quindi di sintomo manifesto, la differenza sostanziale tra le due medicine, risiede nella finalità dello stesso: la medicina ufficiale utilizza il principio attivo di un farmaco, la chirurgia ed altri trattamenti, per spengere la manifestazione sintomatologica; la medicina alternativa, fa luce sul sintomo, cercando di comprendere quale causa abbia generato quel disequilibrio e non un altro, perché abbia colpito quella parte del corpo piuttosto che un’altra, perché tutto sia successo in un determinato momento e non in un altro e non per ultimo, valuta le condizioni psico-fisiche emotive della persona in quel momento.

Il limite più grande della medicina ufficiale è quello di non considerare la persona nel suo insieme come unione di mente corpo e spirito, ma di dirigere la propria attenzione, solo ed unicamente verso il disturbo. Queste due modalità di considerare un disturbo, genereranno ovviamente differenti tipologie di trattamento: la medicina alternativa sfrutta i principi della medicina di terreno, dove l’attenzione è rivolta ad intervenire sullo squilibrio funzionale di tutto l’organismo, che ha determinato l’insorgere del sintomo, e nelle affezioni croniche, la sua persistenza. Senza affrontare questa condizione predisponente, qualsiasi sintomo o malattia, di origine infettiva o meno, avrà la tendenza a ripresentarsi ad ogni interruzione di qualsivoglia terapia allopatica, proprio perché l’intervento non sarà stato capace di modificare quella condizione di suscettibilità che, appunto, si identifica con il terreno del soggetto.
La medicina ufficiale, invece, non tiene conto delle predisposizioni costituzionali e quindi di terreno del soggetto, ma agisce con protocolli standard, indipendentemente da chi è la persona affetta da un disturbo. E’ bene quindi, prima di operare una scelta terapeutica, conoscere finalità, intenti e campi di azione di entrambi gli approcci terapeutici, in modo da assumersi la responsabilità verso se stessi, aspetto alla base di qualsiasi forma di guarigione.

PREVENZIONE, SALUTE E MALATTIA

Abbiamo visto come il concetto di prevenzione sia preso in considerazione sia dalla medicina tradizionale che dalla medicina non convenzionale.
La medicina olistica, considerando l’individuo come l’insieme di più parti che lo contraddistinguono, attuerà una prevenzione basata sul riequilibrio di tutti i livelli, corpo, mente e spirito, utilizzando metodiche che si plasmano, di volta in volta, alle caratteristiche costituzionali del soggetto.

Per caratteristiche costituzionali non s’intende il concetto di ereditarietà, ma predisposizioni patologiche che potrebbero favorire una manifestazione sintomatologica specifica, proprio per la nostra conformazione psico-fisico emotiva, dove vengono presi in considerazione parametri quali l’aspetto metabolico, la modalità di risposta dell’organismo ad un insulto esterno (virus, batteri, condizioni climatiche) o interno (cattiva gestione di pensieri ed emozioni) ed altre.
Ne consegue che rientra nel campo di azione della prevenzione olistica tutto ciò che mira a mantenere una condizione di equilibrio tra l’interno e l’esterno, tra genotipo e fenotipo, tra microcosmo e macrocosmo. La medicina tradizionale promuove la prevenzione dell’individuo basando le sue fondamenta spesso sulla valutazione degli aspetti ereditari, che potrebbero generare una patologia.

Volendo fare un esempio pratico, la prevenzione dei disturbi cardiovascolari, vista dal punto di vista della medicina ufficiale, passa per l’introduzione di una sana alimentazione, l’abolizione di uno stile di vita sedentario, la rimozione di comportamenti nocivi come il fumo e l’esecuzione di esami ematochimici e strumentali, volti ad intervenire precocemente se dovesse instaurarsi un danno lesionale.
Tutto questo viene contemplato anche nella medicina non convenzionale, ma tenendo conto che, probabilmente, un soggetto che potrebbe sviluppare problematiche cardiovascolari, ha già in sé le caratteristiche che lo predispongono a questo tipo di disturbi, e che si rilevano nelle tendenze meiopragiche dell’organismo.
Possediamo infatti degli organi che, dalla nascita, sono più soggetti a somatizzare un disturbo.

Conoscere questi aspetti ci indirizza inevitabilmente verso un approccio preventivo più mirato. Senza considerare l’influenza che l’ambiente, il momento esistenziale che stiamo vivendo, il nostro approccio nei confronti della vita e dei problemi, esercitano sulla fisiologia umana. Basti pensare ai neuropeptidi (piccole molecole di natura proteica che, liberate dalle cellule nervose in risposta a uno stimolo, mediano o modulano la comunicazione neuronale legandosi a specifici recettori di superficie) che vengono secreti dal cervello, nel momento in cui proviamo un’emozione e di come questi agiscano generando reazioni chimiche cellulari.

Vi è quindi una continua interazione tra l’uomo e l’ambiente circostante, per questo, il pensiero centrale della medicina olistica si identifica con il concentrare la massima attenzione nel fortificare il terreno del soggetto, per favorire l’omeostasi, e quindi l’equilibrio indipendentemente da ciò che si manifesta all’esterno.
Gli schemi preventivi messi in atto dalla medicina ufficiale sono insufficienti ad attuare una prevenzione completa, proprio perché non tengono conto dell’interezza dell’individuo.
La definizione di salute così come la intende l’Organizzazione Mondiale della Sanità, assume caratteristiche che rientrano nella visione olistica dell’individuo. La sola esclusione dei fattori di rischio comportamentali ed ambientali e l’adozione quindi, di uno stile di vita sano, non possono essere gli unici presupposti per il raggiungimento dello stato di salute.

L’organismo umano assiste a continue sollecitazioni interne ed esterne durante l’arco della giornata: emozioni, pensieri, variazioni umorali, ormonali, metaboliche che mettono continuamente in discussione il tanto ricercato stato di equilibrio.
La ricerca ed il perseguimento di questo stato richiede la nostra partecipazione attiva. La malattia rappresenta, in questo senso, il semaforo rosso che ci spinge a fermarci, mostrandoci il nostro errore, la nostra perdita di contatto con il nostro sé superiore.
Il sé superiore rappresenta la nostra guida interna che se decidiamo di ascoltare, è in grado di fornirci dei veri e propri messaggi che tendono a mostrarci la strada che dovremmo seguire, per essere in salute.

La salute quindi, è un concetto molto personale, ed è da ricercare nella capacità innata, in ognuno di noi, di riportare ordine laddove è stato perso. L’auto-guarigione rappresenta la sola ed unica modalità a mettersi in moto nel momento in cui decidiamo consciamente o inconsciamente di guarire.
Il primo passo verso la guarigione è il riconoscimento della propria responsabilità nel processo di risoluzione, che non passa soltanto per l’adozione di azioni preventive, o per l’assunzione di rimedi, ma prevede una partecipazione attiva del soggetto, come protagonista del percorso terapeutico.

IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DEL SINTOMO

Sintomo (dal greco Symptoma: indizio; fatto morboso che coincide con un altro fatto, che ne è l’effetto o il segno, fenomeno che accompagna una malattia e quindi genericamente indizio, circostanza che accompagni qualsiasi voglia cosa).
Vediamo come il vero significato di questo termine si esprima in qualcosa da prendere in considerazione come guida e non da sopprimere.
La soppressione del sintomo, sia con rimedi naturali sia chimici, determinerà inevitabilmente o una recidiva patologica a distanza di tot tempo (che ha un significato ben preciso e non è mai casuale), o lo spostamento del sintomo in altre regioni del corpo.
Questo perché come abbiamo già detto, un disequilibrio di corpo, mente e spirito, unità che dovrebbero essere sempre allineate per garantire l’omeostasi dell’intero sistema, si manifesta attraverso la comparsa di un sintomo.

Sostenere questo concetto implica l’assunzione di responsabilità di cui è stato parlato in precedenza, perché si diviene consapevoli del fatto che la casualitàcaratteristica che viene spesso  attribuita alla malattianon esiste.
Il nostro corpo infatti si ammala sempre in maniera coerente alle caratteristiche costituzionali del soggetto, nonché, in relazione ad un simbolismo ben preciso.
La parte del corpo colpita da un disturbo è sempre rivelatrice di un conflitto inconscio tra i tre livelli di cui abbiamo parlato: corpo, mente e spirito.
La Medicina Tradizionale Cinese ad esempio, attribuisce ogni organo ad uno specifico meridiano, che altro non è che un canale che veicola l’energia vitale nel corpo. Sviluppare una cistite, ad esempio, potrebbe essere espressione di un squilibrio a carico del meridiano della Vescica appunto, strettamente correlato a quello del Rene, entrambi associati all’emozione della paura.
Un’emozione come la paura, se inconscia e protratta nel tempo, genera la manifestazione sintomatologica proprio sugli organi correlati.

Le emozioni infatti, si fissano nel corpo generando problematiche sul piano fisico. Inoltre, per il sistema limbico, che è quella parte del cervello in cui sono registrate le nostre esperienze emotive, non c’è differenza se ci troviamo a vivere o ad immaginare una situazione: si verificherà comunque la secrezione dei neuropeptidi di cui abbiamo accennato sopra, che provocheranno inevitabili ripercussioni bio chimiche nella fisiologia.

Tornando all’esempio della cistite, essendo un’infiammazione, avremo sicuramente il coinvolgimento del Fegato come organo che, se in squilibrio, genererà calore epatico, responsabile degli stati infiammatori.
Questo rappresenta un esempio chiarificatore del simbolismo utilizzato dal sintomo per manifestarsi e non è assolutamente da considerarsi come linea guida nel risalire alle cause di un disturbo, che come abbiamo visto, devono sempre essere riportate al soggetto che le sviluppa.
La cistite potrebbe rappresentare l’espressione di un conflitto inconscio riguardante la difficoltà ad aprirsi alla vita per quello che si è, e che genera uno stato di paura molto forte. Se si volesse scendere ancora più in profondità, si potrebbe attribuire il conflitto, ad un problema relazionale con le persone di sesso opposto, proprio per la localizzazione dell’organo in questione.

Queste sono soltanto alcune delle variabili prese in considerazione dalla medicina olistica nel momento in cui si manifesta un sintomo sul corpo.
Le predisposizioni costituzionali non faranno altro che confermare l’insorgenza del disturbo su organi specifici ed è per questo che la casualità quando si parla di malattia, non può esistere.
Comprendere i motivi e le reali cause nell’ambito della manifestazione patologica, ci consente di entrare in contatto con il conflitto di cui abbiamo accennato in precedenza: mente, corpo e spirito non sono in linea ed il corpo rappresenta lo specchio attraverso il quale abbiamo la preziosa possibilità di accorgercene.