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L'ARTE DELL' INCENSO GIAPPONESE

L’incenso (in giapponese KO) venne introdotto dalla Cina in Giappone sotto la dinastia Tang nell’epoca Asuka (538 – 710 d.C.) insieme al Buddismo. Inizialmente l’usanza di bruciare incenso nelle proprie abitazioni si diffuse nelle case dei nobili. Nell’VIII secolo (epoca Heian) i nobili di corte cominciarono ad usare il KO per profumare i kimono e nel tempo si vennero a creare le regole di questi veri e propri riti e l’arte di bruciare l’incenso divenne il KOH-DO, la via dell’incenso. Si cominciarono a disputare delle vere e proprie gare dove apposite giurie premiavano chi realizzava la miscela più coerente nell’essere abbinata ad una poesia, a rappresentare una stagione o un ambiente. Durante la seconda metà del periodo Edo (1600 – 1868 d.C.) l’incenso fu introdotto negli spettacoli teatrali di “Kabuki” e così l’uso dell’incenso entrò nella vita quotidiana della gente comune. Nel periodo più intenso dell’occidentalizzazione del Giappone (epoca Meiji, 1868 – 1912), l’arte di bruciare l’incenso rischiò di andare perduta, essendo considerata inutile, ma non appena cominciarono ad apprezzare la cultura tradizionale giapponese, i giapponesi riscoprirono la bellezza e l’armonia delle antiche tradizioni.

Queste fragranze squisite, di lunga durata e altissima qualità, che la società continua a produrre ancora oggi, sono per la maggior parte ancora basate sulle ricette originali. Oggi l’incenso promette di diventare ancora più importante per uno stile di vita piacevole, che si apre su un nuovo mondo di consapevolezza spirituale.

In Giappone esistono molte forme di incenso, ciascuna più adatta a determinati utilizzi e dunque con caratteristiche specifiche, vediamone alcune:

Incensi in grani (shokoh) :

Piccoli frammenti di legni aromatici, resine, erbe, spezie, ecc, da bruciare direttamente su una fonte di calore, di solito i carboncini.

Sono la forma di incenso più antica, ancora oggi usata nei templi buddhisti quale offerta cerimoniale alle divinità o per purifica, preghiera, meditazione.

Si utilizzano ingredienti singoli o miscelati fra loro, spesso abbinati in numero simbolico (5,7, …).

Gli incensi in grani si prestano anche alla degustazione ricreativa, mentre la cerimonia del Koh-do prevede l’utilizzo esclusivo del Legno di Aloe.

Polveri per il corpo (zukoh) :

Miscele di incensi in grani macinati finemente fino a ottenere una polvere omogenea. Questa può poi essere bruciata oppure strofinata su varie zone del corpo per deodorare o esercitare effetti specifici.

A tal proposito i monaci buddhisti applicano lo zukoh su lobi, tempie e sotto la lingua per restare vigili durante le lunghe ore di preghiera e meditazione. Viene inoltre offerto ai visitatori prima di entrare in un tempio per mondarsi dalle impurità profane.

Nerikoh: perle morbide di incenso

Derivano dalla lavorazione delle pillole medicinali cinesi. Miscele di anche oltre 20 ingredienti in polvere perfettamente dosati ai quali si aggiunge carbone e miele o polpa di frutta per ottenere un impasto morbido da cui ricavare piccole sfere.

Esse vengono poi lasciate maturare per un periodo minimo fra 1 e 5 anni, tradizionalmente sotto terra. Il nerikoh è l’incenso usato ancora oggi durante la cerimonia del the.

Senkoh: bastoncini d’incenso

Sono la forma di incenso più conosciuta, utilizzata ed esportata anche fuori dal Giappone. Miscele di fino ad oltre 50 ingredienti in polvere bilanciati alla perfezione sono lavorate in un impasto umido simile all’argilla detto tama. Vengono poi estrusi in “spaghetti” sottili, tagliati alle lunghezze volute e lasciati essiccare fino a maturazione.

I senkoh si usano sia all’interno che all’esterno dei templi come offerta votiva, rituale, ma anche in occasioni pubbliche o private per onorare antenati, maestri passati, favorire la meditazione o semplicemente creare un’atmosfera gradevole in cui accogliere ospiti, amici, clienti, ecc.

Per creare incensi in Giappone, i koh-shi (maestri d’incenso) selezionano i loro ingredienti fra centinaia di legni aromatici, resine, erbe, ecc, provenienti dalle tradizioni medicinali di tutto il mondo, in particolare Cina, Tibet e India.

In passato si impiegavano anche sostanze di origine animale, oggi quasi del tutto dismesse ad eccezione di rare formule canoniche.

Ogni ingrediente ha il proprio “carattere”, sia a livello aromatico che di effetti psico-fisici.

Sta all’abilità del maestro decidere quali si combinano meglio per creare aromi eleganti, sensazioni raffinate e atmosfere poetiche.

Vediamo alcuni degli ingredienti più amati in Giappone:

Legno di Aloe (Jinkoh)
Si ricava dalle parti interne del tronco di alberi del genere Aquilaria, nativi di tutto il sud-est asiatico. Quando vengono feriti o attaccati dai batteri, per difendersi producono una resina che con il passare del tempo (anche secoli!) e l’accumulo diventa sempre più aromatica. Considerato il “caviale” dei legni, è piuttosto raro da reperire puro in occidente. Ha un aroma caldo e avvolgente, con note di cacao, mou e liquirizia. E’ apprezzato per le sue doti sedative, rilassanti e al tempo stesso ristrutturanti.

Sandalo bianco (Byakudan)
Legno aromatico per eccellenza, proviene da alberi del genere Santalum originari dell’India, regioni limitrofe, ma presenti anche in Australia e alle Hawaii. Gli oli di tronco e radici impiegano dai 25 ai 60 anni per maturare pienamente e sono molto apprezzati sia in ambito cosmetico che nella profumeria. La varietà più pregiata è quella della provincia indiana del Mysore. Il suo legno è l’ingrediente base di gran parte degli incensi giapponesi, oltre al Jinkoh, per il suo aroma morbido, talcato e vellutato. E’ rinfrescante, sedativo e corroborante, tonifica i nervi e favorisce la meditazione.

chiodi di garofano (Choji)
Sono il bocciolo non ancora dischiuso dei fiori di Eugenia Caryophillata, albero originario delle isole Molucche. Apprezzato come spezia in cucina, in passato i dentisti lo impiegavano per le sue proprietà anestetiche e analgesiche. Ha un aroma piccante, legnoso e pungente che lo rende un ottimo tonico–rinvigorente per mente e corpo. E’ stimolante, rinforza attenzione, decisione e creatività.

patchouli (Kakkoh)
Pianta erbacea della famiglia delle Lamiacee, la stessa di Salvia, Rosmarino e Menta. Originario dell’Asia tropicale, oggi è coltivato in Indonesia, Cina e vari paesi del sud-est asiatico. Come incenso si utilizzano foglie e steli che in genere subiscono un processo di fermentazione per irrobustirne l’aroma. Ha un profumo erbaceo, terroso e umido, lievemente agrumato. Possiede proprietà toniche, sedative, radicanti e leggermente euforizzanti.

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